Era una delle giornate più buie che Grosio si ricordi. Non che fosse successo qualcosa di grave, no, era buio solo dal punto di vista della luce e del meteo, ma, in ogni caso, buio. Era buio e tirava la pioggia. E noi quasi non volevamo uscire di casa, perché era buio, perché faceva freddo, perché pioveva. Perché avevamo paura di assistere a un altro diluvio dopo tante prestazioni buone ma, in tanti modi diversi, sfortunate. Però, si sa: non può piovere per sempre.

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Il Grosio incrocia la Giovanile Canzese con la quale aveva chiuso la scorsa stagione, e si schiera con Pota in porta, quattro difensori (Simic, Lillo, Daniele, Jeky), quattro centrocampisti (Pane, Wolly, Claudio, Roby), Mare a pendolare e Fabio Micelin centravanti. È una squadra solida, che comanda il campo e controlla gli spazi, che per venti minuti chiude la Canzese nella sua metà campo creando una sensazione di costante pericolo davanti. In attacco non ci arriviamo col fraseggio, ci arriviamo con le ali, ognuna secondo le sue caratteristiche: sulla destra Pane galleggia sulla linea di difesa e detta passaggi in profondità sulla corsa alla ricerca dell’imbucata buona per tirare, sulla sinistra Roby sale triangolando con centrocampo e attacco arrivando a mettere un cross dietro l’altro. Non creiamo grandissime occasioni e infatti all’intervallo è 0-0, però dietro siamo sigillati e davanti la sensazione di pericolosità è netta.

E infatti nella ripresa i semi germogliano: sono passati a malapena cinque minuti quando Pane finalmente trova l’imbucata buona ed insacca con un diagonale potente e preciso ad incrociare: uno a zero. Qualche giro di lancette, e germogliano anche i semi piantati sulla fascia sinistra: sull’ennesima risalita di campo a triangoli, Roby va al cross e trova la testa dell’Airone Fabio Micelin che ci porta sul due a zero. Il terzo lo facciamo su calcio d’angolo, complice un’incertezza del portiere che anzichè smanacciare via la respinge corta in faccia a Lillo, che ringrazia e appoggia in rete. Il quarto serve a chiudere il cerchio, da fascia a fascia: stavolta la risalita palla al piede in fascia sinistra la fa Jeky, cross rasoterra sul secondo palo chiuso benissimo in porta da Pane. Quattro a zero, e finalmente si torna alla vittoria. E’ ossigeno, è l’aria fresca di montagna che ci riempie i polmoni.

Abbiamo visto un ottimo Grosio, che – fatte le dovute proporzioni – nei momenti migliori somiglia incredibilmente all’Atletico Madrid: impermeabilità difensiva, controllo del campo non dominando il possesso ma dominando gli spazi, atletismo e grinta, potenziale offensivo creato tramite le fasce e le palle inattive. Se riuscissimo ad essere anche un po’ più bastardi e smaliziati sarebbe l’ideale, chè questa domenica abbiamo schiacciato la bilancia dalla nostra parte, ma non è e non sarà sempre così.

Tra tante ottime prestazioni individuali è d’obbligo la menzione d’onore per Claudio Varenna, all’esordio dal primo minuto dopo essere subentrato dalla panchina a Costamasnaga. Classe 1998, ottima tecnica, piede educato, imparerà a gestire i ritmi e gli spazi di una Prima Categoria, ha dato alla sua prima apparizione un ottimo contributo. Quando vinci è bello, ma quando vedi un ragazzo cresciuto al Campo Sportivo vestire la maglia della prima squadra con impegno, passione, successo, beh, è quello il vero scopo.

Ci aspettano ora cinque partite che sono un campionato nel campionato. Dopo il lunghissimo passaggio a vuoto abbiamo finalmente riconquistato la vittoria, e ora ne abbiamo tre in casa e due fuori, quasi tutte contro avversarie dirette per la salvezza. Siamo forti, siamo lanciati, bisogna tenere giù la testa da qui a dicembre e riempire il più possibile il fienile.

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