Ai piedi del sagrato c’è un gruppo di donne in costume da sposa. Alzano la voce sopra i cappelli di feltro per sovrastare la musica pop che esce dagli altoparlanti, mentre i giardinetti brulicano di uomini, vecchiette, coppie, famiglie; ruscelli che sgorgano da ogni angolo e si uniscono in un fiume che sfocia sotto l’insegna “Insieme”, dorata su fondo verde bosco, sorretta da una traversa massiccia ornata di foglie secche; l’insegna “Insieme”, che incorona il portone di ingresso alla Parrocchia, che si erge sui lastroni secolari delle balaustre e li sovrasta.

Davanti al Posta il consesso dei clienti, un po’ più numeroso del solito, discute e di tanto in tanto lancia un’occhiata attenta alla strada, movimentata dal sole freddo che un po’ abbraccia i palazzi, un po’ sguscia a illuminare ed ombreggiare il porfido davanti al Municipio. Stendardi rettangolari bicolore incorniciano Via Roma come luminarie: verde e arancione, verde e rosso, verde e azzurro, alcuni ciondolano a destra e a sinistra agitati dal vento, come pendoli a scandire un conto alla rovescia che sta per esaurirsi. I passanti e le automobili, persino le fughe dei muri in sasso che delimitano la via: ogni cosa converge in Piazza della Chiesa, tutti verso sud, tutto lo spazio-tempo è curvato inesorabilmente sull’evento. Sono le tre del pomeriggio, e tra un’ora arriverà il nuovo parroco.

Al Bùi de Tombula si sente rumore di tacchi che battono sul marciapiede, rumore di scarpe della festa e di domenica. La strada che va alla Vernuga è una nebulosa in fuga dal big bang, una scia di stelle vagabonde che rifuggono il centro di gravità della giornata ed inseguono un altro sole. E’ asfaltata di fresco, ha il colore del catrame e la morbidezza di una moquette. E’ la passerella che porta al festival del football, percorsa da eterni bambini in bicicletta e Jeep blu scure, dall’elegante sciabordio degli pneumatici e da chiacchiere tra amici. Si intravede il palcoscenico, e splende di un verde abbagliante, e il tonfo sordo dei palloni calciati durante il riscaldamento si alterna alle urla di intesa tra compagni di squadra. L’arbitro fischia, le squadre entrano negli spogliatoi, le squadre ritornano in campo, l’arbitro fischia. Sipario.

Il Grosio si schiera a quattro dietro (Cian, Daniele, Jeky, Roby), a quattro in mezzo (Wolly, Mare, Claudio, Cesco), e due punte pure davanti (Nick e Fabio). Di fronte c’è il Besana Fortitudo, che ha una maglia sponsorizzata dal parrucchiere e cinque teste pelate in formazione titolare. Siamo più forti, e prendiamo immediatamente in mano la partita; solo che al secondo minuto prendiamo per mano anche gli avversari, e li accompagniamo a visitare la nostra porta ed entrarci: su un giro palla di disimpegno in difesa, disimpegniamo al limite dell’area passandola al numero 9 ospite, che è grande, grosso e furbo e ringrazia per il regalo infilando Pota per il gol del vantaggio. Incidente di percorso, verrebbe da pensare, ed infatti è così: siamo davvero molto più forti, e nel primo tempo costruiamo quattro-cinque palle gol nitide. Prima Fabio imbeccato da Nick al limite dell’area piccola sparacchia fuori; poi Claudio solo davanti al portiere spizza fuori di testa; Mare è solo a due metri dall’area piccola e con mezza porta aperta calcia fuori; Mare ancora la tocca fuori di testa; Fabio ha una buona palla ma arriva con la gamba già allungata e non dà forza. Tanto ben di dio e neanche un gol, ed anche se loro fanno poco all’intervallo siamo ancora sotto.

Inizia il secondo tempo e Piergy fa le prime sostituzioni, gongolando per una panchina mai così ricca negli ultimi due anni: entrano Giors e Pane per Fabio e Wolly, e fanno da subito bene. Pane è la solita saetta spaccadifese, Giors ha degli strappi di fisico e tecnica che sono un paio di categorie superiori. Loro fanno una fatica tremenda, perdono quasi sempre il pallone in uscita dalla difesa e non riescono quasi mai a lanciare le due ali, potenziali spine nel fianco. Facciamo noi la partita e loro soffrono, e soffrono facendo soffrire anche noi con interventi molto decisi. Giors regala cannonate e cioccolatini, a un certo punto mette Nick davanti al portiere che però è bravo a sventare. A metà secondo tempo arriva finalmente il pari: Nick entra in area, uno lo carica da dietro e lui non cade, poi arriva un altro che lo tocca appena e Nick si ricorda della carica e stavolta cade. L’arbitro fischia, sul dischetto ci va Nick che come al solito vede dove va il portiere e la mette dall’altra parte. Nel tempo che rimane loro si difendono bene e a noi manca un po’ il colpo di reni, avremmo palle buone poco fuori o poco dentro l’area ma non tiriamo finchè lo specchio non è liberissimo, e così finisce 1-1.

Partita giocata bene, che lascia il rimpianto di aver regalato un gol e non averne segnati quanti avremmo potuto, che lascia il rimpianto di aver raccolto solo un punto quando potevano essere tre. Ma lascia anche tante buone sensazioni: Nick davanti crea gioco ed occasioni e prende falli, raddoppiando la produzione offensiva (certo, dòpu as g’à de tràla int…); Claudio ha scalato tre o quattro livelli e sta diventando un metodista coi baffi; Giors è l’istinto edile-geometrico dei Marmari sciorinato sulla trequarti: aperture, passaggi filtranti, sportellate, movimento terra ed avversari; Cesco e Pane due furetti infernali che mandano i terzini dallo psicologo e che, con tali passatori in mezzo al campo, possono finire il campionato facendo dieci gol a testa. Domenica prossima si va a Veduggio e bisognerebbe proprio vincere per chiudere in bellezza il ciclo di scontri-salvezza: arriveranno tempi più difficili, ed affrontarli col fienile pieno aiuta.

Tra le giovanili, doppia sfida con l’Albosaggia Ponchiera per la Juniores (battuti 2-0) e gli Allievi (vincenti 4-1). I Giovanissimi tornano dalla Valmalenco con una sconfitta per 3-1.

 

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