Cornate è un crogiuolo e un crocevia. Lambito dall’Adda, il grande fiume che con le sue piene ha alimentato lo sviluppo della civilizzazione, è da molti soprannominata “La Istanbul della Brianza”. Da millenni è punto di incontro tra le provincie di Lecco, Bergamo, e per l’appunto, Monza e Brianza. Centro dei commerci lombardi dopo la caduta dell’impero romano, è oggi la porta attraverso cui il pesce del Lario incontra i raffinati gusti della alta borghesia milanese. Fulcro attorno al quale hanno vorticato popoli e civiltà, anche oggi, in piena età globalizzata, non rinuncia alla propria vocazione multiculturale: comitive di devoti a Giovanni XXIII si fermano qui a gustarsi un kebab prima di raggiungere Sotto Il Monte, e seduti ai tavolini rossi dell’Algida giovani turchi e pensionati italiani discutono il futuro incerto dei grandi monoteismi.

La Cornatese è perfetta espressione di cotanto tourbillon, e lo esalta. La Cornatese è la squadra più bella da vedere della Prima Categoria, per distacco. Quando ha il pallone si muove come una fisarmonica e uno sciame, con movimenti esterno-interno, movimenti ad allungare ed accorciare, sempre in sincronia, sempre al servizio dell’idea superiore di un gioco armonioso e coordinato. L’inizio azione è gestito sempre dal numero 4 o dal numero 10, che raccolgono dai centrali e poi dirigono uno spartito che si modifica in continuazione, che è il calcio moderno trasportato su un campaccio di provincia: scambi di posizione, combinazioni, smarcamenti, e quando si perde la palla riaggressione furiosa à la Jurgen Klopp. E pressing alto sull’inizio azione degli avversari.

Un’idea tanto ambiziosa mette in soggezione il Grosio per tutto il primo tempo: abbiamo Pota in Porta, in difesa Simic-Lillo-King-Leonardo, in mezzo Cian e Claudio, sulle fasce Cesco e Pane, davanti Fabio e Python. Va detto, le assenze sono molte. Va detto, patiamo tremendamente sul piano fisico, tanto più che alla mezz’ora Piergy è costretto a mettere Cicala per Python, ammonito e a fortissimo rischio espulsione. Con tutte le attenuanti, le spiegazioni e i distinguo, nel primo tempo subiamo la dimostrazione di bellezza della Cornatese, come spettatori di un circo a tratti travolgente. E però, a demerito dei padroni di casa e a merito nostro, tanta qualità alla fin fine partorisce solo un’occasione vera, che poi sarebbe anche quella in cui ci fanno gol: la palla è nella metacampo gialloverde, l’ala sinistra attacca la profondità a livello del centrocampo dettando un lancio che arriva puntuale e preciso, Simic non può recuperare, il tempo e lo spazio sono perfetti per azzannare l’area di rigore, rasoterra sul secondo palo e gol.

Il secondo tempo inizia allo stesso modo: soffriamo sul piano del gioco e soffriamo sul piano fisico, ma finalmente abbiamo imparato come si fa a soffrire, perchè anche nella ripresa loro comandano il campo, ma le occasioni vere sono poche, anzi nessuna. Finchè al quarto d’ora esce il Grosio. Loro calano, e doveva succedere visto il loro calcio audace sì, ma anche dispendioso, e noi saliamo di tono. L’Orient Express Pane-Simic comincia ad ingranare, restituendoci una delle nostre principali armi offensive: le folate in fascia destra. E’ una cosa tipo il venticinquesimo e Pane guadagna l’ennesimo rigore, sempre allo stesso modo: entra in area da destra, punta il difensore prendendogli il tempo, il difensore interviene in scivolata, forse prende la palla ma prende anche Pane e l’arbitro fischia. Sul dischetto va Cian, palla a destra poco alzata da terra, il portiere intuisce ma il tiro è angolato ed è 1-1. L’inerzia è girata e di qui alla fine le uniche occasioni sono nostre, partorite da calci piazzati o da scorribande sulle fasce, manca però la concretezza dell’ultimo tocco e quindi si finisce in parità. Peccato, perchè contando le palle gol ai punti oggi era largamente nostra.

E così arriva l’ennesimo risultato utile, e così è arrivato il momento di tirare giù la maschera: se guardiamo alle partite del girone di ritorno, se guardiamo le prestazioni, il Grosio è una squadra da primi cinque posti. In ordine: abbiamo dominato a Dolzago buttando la vittoria per occasioni sbagliate, abbiamo giocato alla pari con l’Olympic Morbegno sbranando un pareggio di rabbia, abbiamo vinto di carattere in 10 contro 11 col Barzanò. Abbiamo dominato il primo tempo e gestito con maturità il secondo in evidente sofferenza fisica a Cosio, abbiamo prima resistito alla Cornatese pugnalandola poi non appena è calata atleticamente, ottenendo sempre e soltanto un punto. Insomma, non siamo stati inferiori a nessuno, mai, e alla pari ci abbiamo lasciato giocare solo l’Olympic. E non siamo al trito e ritrito “nella singola partita ce la possiamo giocare con tutti”, no, siamo stati davvero da prime posizioni: abbiamo la capacità di controllare le partite più facili, di soffrire concedendo poco nei momenti più difficili, di colpire velenosamente appena ci lasciano uno spiraglio. Dice: e quindi perchè ne abbiamo vinta solo una? Semplicemente perchè segnamo troppo poco rispetto alle occasioni che creiamo. E allora prendiamoci la responsabilità di fare quest’ultimo saltino, di fare qualche gol in più: lo dobbiamo a noi stessi, al livello che abbiamo raggiunto, al campionato e ai nostri tifosi. A partire da domenica, alla Ganda con l’Erbese.

Nelle giovanili, sconfitta casalinga contro l’ArdennoBuglio per gli Allievi (1-5) e prima, importante vittoria nel girone regionale per i Giovanissimi, abbondantemente corsari a Mese (3-6).

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